2 febbraio 2018

IT, il Pagliaccio che non spaventa - COMMENTO

Non ho ancora letto il libro e non ho nemmeno visto l'amata mini-serie degli anni '90, quindi "IT" del 2017 diretto da Andres Muschietti è stato il mio primo vero contatto con l'opera celeberrima di Stephen King. Nonostante questo, giusto per non apparire fuori dal mondo agli occhi di chi legge, in linea generale sapevo pressapoco di cosa trattava, cosa in parte aspettarmi e di quanto "IT" fosse amato dai lettori.

A differenza dei detrattori del primo secondo e dei nostalgici a tutti i costi, non ho trovato affatto forzata e fuoriluogo la volontà di realizzare questa trasposizione (a mio parere necessaria e d'obbligo) per due semplici motivi. In primis la trasposizione degli anni '90 era stata creata per la televisione ed è, da quanto si dice, invecchiata assai male e questo, per me, già giustifica e qualifica questo "IT"; in secondis il presente adattamento si tratta della prima vera trasposizione cinematografica della storia del libro di King e non di un remake come qualcuno ha confusamente e, in certi casi, malignamente sostenuto. Dunque, secondo me, non ha molto senso inserire questo film in quella tendenza odierna hollywoodiana di ricorrere a remake, sequel, reboot, prequel di classici e capolavori del passato per sopperire a una cronica mancanza di idee; è un discorso che non ci azzecca proprio nulla in questo caso.
Ma bando alle ciance!



Personalmente questo film non mi è dispiaciuto, al di là del titolo che ho dato a questo post che può fuorviare - ma ha il suo perché, e lo vedremo più avanti. 

In realtà ho sempre avuto un debole - non chiedetemi il perché, non lo so nemmeno io - per le pellicole aventi come protagonisti un gruppo di ragazzini affiatati dove si assiste a nuovi incontri e persino a sottili "love-story", stilemi qui presenti in toto. Pero con questo "IT" si va oltre perché abbiamo a che fare con un gruppo di ragazzini che, loro malgrado, si ritrovano ad affrontare non un'avventura colorata o una simpatica e divertita sfida tra coetanei, bensì un essere o meglio una cosa sovrumana, atavica e "aliena" al genere umano; si ritrovano ad affrontare un orrore malefico, un incubo incarnato sotto-forma di clown d'altri tempi. E questo lo rende un po' diverso dagli altri film di questa tipologia, benché le dinamiche interne del gruppo siano le medesime di altri prodotti simili (basti pensare anche al recente "Stranger Things", fenomeno seriale Netflix) e naturalmente non poteva che essere cosi.

Tratto distintivo di queste pellicole è il racconto di formazione che anche qui è presente con la differenza che cambiano le modalità con cui viene affrontato e portato avanti. Infatti, qui si sfrutta l'horror e il sovrannaturale facendo emergere una tematica non da sottovalutare e nemmeno banale, ossia quella del riuscire a superare e vincere la paura e, nel caso di "IT", la paura di crescere, di diventare adulti. Si, entrare proprio in quel mondo che, nel film, è tutt'altro che un alleato o un dispensatore di saggi consigli anzi, gli adulti qui sono i primi seguaci inconsapevoli del diabolico IT e i primi oppositori dei nostri giovani e coraggiosi protagonisti se non proprio un allungamento del suo braccio/potere. E guarda caso il potere del terribile IT consiste proprio nell'evocare la paura delle sue prede rendendole tangibili, fisiche e, rovesciamento della medaglia, esso può essere sconfitto e annichilito solo una volta che si supera questa paura che da esso trasuda.

Ma cosa deve avere un film del genere per funzionare oltre a quello che abbiamo già segnalato? A parte il racconto di formazione (presente) e certe dinamiche tipiche (presenti), deve possedere dei personaggi e degli attori che sappiano creare simpatia, empatia oltre che un'alchimia particolare verso lo spettatore. E "IT" possiede anche questo fondamentale ingrediente, almeno secondo il sottoscritto. E tra tutti, spiccano due attori (e di riflesso i due personaggi a loro assegnati) che mi hanno maggiormente "colpito": Jaeden Lieberher (Bill) e Sophia Lillis (Beverly), senza nulla togliere agli altri naturalmente.

Uhm, e tu che ci fai qui?    
 
Ciononostante è di un film horror che stiamo parlando e, per forza di cose, deve o dovrebbe sapere generare della tensione, farti sussultare o inquietarti almeno un poco...

Ed eccoci arrivati alla scoperta del titolo del post affatto casuale e che, visto il genere, potremo vedere come il limite e il difetto di "IT", ovvero: nel corso della visione non mi sono mai spaventato, non ho mai provato una grande tensione, nemmeno per una volta. Diciamo che da questo punto di vista emerge il suo lato da film per teenager e, in quanto tale, non riesce purtroppo a scalfire un adulto (o almeno non me), risultando cosi un film per nulla spaventoso e visivamente teen appunto. Certo ci sono dei momenti forti, ma non l'ho trovati troppo disturbanti personalmente parlando. Pertanto ritengo veramente esagerato se non una silente manovra di marketing furbetta per acchiappare spettatori maturi amanti dell'orrore quella di aver vietato la visione del film in America ai minori di 17 anni non accompagnati. Non fraintendetemi, a me ha fatto comodo tutto ciò visto che non amo spaventarmi troppo e avere gli incubi la notte per colpa di un film, ma devo comunque cercare di essere obiettivo e valutare il film all'interno del suo genere, no? E un horror che non spaventa... uhm... credo sia inutile aggiungere altro.


- Oh, ma che bella bocca che hai...
- E' per mangiarti meglio!
 
E il grande villain della storia? L'attesissimo IT? 
 
Come scritto all'inizio, non ho letto il libro quindi non posso pronunciarmi in merito. Posso solo dire che è sicuramente un personaggio pittoresco e abbastanza sadico, nonché grottesco seppure non è riuscito a darmi l'impressione di essere un cattivone con la "C" maiuscola. Onestamente, mi aspettavo un personaggio a suo modo più "badass" e "buca-schermo" in un certo senso. Comunque non male la caratterizzazione estetica su cui ben si adatta il volto "truccato" di Bill Skarsgard, seppure non mi è sembrato che abbia offerto chissà quale interpretazione se non nella media.

Detto quanto sopra, non è un film che ritengo di bassa qualità nemmeno dal punto di vista tecnico, questo lo voglio sottolineare (ovvio che si tratta, come tutto il commento, di un'opinione del tutto personale). La fotografia mi è sembrata azzeccata e di buon livello (non avrebbe guastato una fotografia un po' più sporca e spenta visto il genere, secondo me) cosi come la scenografia soprattutto nella scelta delle location naturali. Gli effetti speciali mi sono parsi credibili e le musiche idonee per la storia trattata, azzeccate quando si doveva accompagnare e rafforzare la comparsa del folle clown sullo schermo. Il film inoltre, dall'alto della mia ignoranza chiariamolo, mi è sembrato ben diretto con alcune inquadrature quasi d'impatto e una messa in scena a volte suggestiva oltre che risultare registicamente pulito e chiaro. A questa pulizia visiva si contrappongono invero dei dialoghi sporchi e sboccati, una scelta che approvo e che immagino sia in linea con il romanzo di partenza. Ciononostante, credo che la sceneggiatura, dal punto di vista narrativo, abbia peccato di superficialità con il personaggio di Henry Bowers (seppure era chiaro avesse un seme di marciume "in seno", su questo gli sceneggiatori hanno centrato il punto). Personalmente parlando, mi sarei soffermato un po' di più su di lui accompagnando "dolcemente" lo spettatore nella sua evoluzione anziché spingerlo brutalmente giù da una scala nella sua totale "caduta" verso il male totale, sviscerando maggiormente il suo rapporto con il padre che invece si riduce a una scena contata e troppo vicina al momento del totale, irreversibile passo nell'oscurità.



Buona la prima dunque, ma non mi è sembrato il filmone che molti hanno descritto. E' una visione senza dubbio piacevole, simpatica e la quale probabilmente si apprezza ulteriormente in compagnia e non disdegna una seconda visione, ma non di più seppure pompata da una mirata e legittima campagna di marketing che ha sortito i suoi effetti: il film è stato un successo al botteghino, diventando l'horror più proficuo della storia del cinema, almeno a oggi. La voglia di leggermi il romanzo è comunque rimasta - segno molto positivo - e la volontà di vedere il sequel pure!