15 aprile 2018

The Killing Joke di Alan Moore: siamo tutti Joker - COMMENTO

Vorrei buttare giù due parole su un'opera fumettistica assai acclamata e già anticipata nel titolo del presente post: "The Killing Joke", scritto da Alan Moore e illustrato da Brian Bolland.

Come al solito per i nuovi e casuali lettori ci tengo a sottolineare che le mie NON sono recensioni ma mere opinioni personali. L'unico scopo da parte mia è quello di rendere fede alla filosofia del presente blog ben incarnata nel titolo che ho scelto per esso, ovvero fornire senza grandi pretese qualche input sia anche semplicemente incuriosire le persone nei confronti di un'opera (come in questo caso) o donare un punto di vista diverso. Tutto qui.


Evitando troppi giri di parole, "The Killing Joke" è un'opera che consiglierei di leggere a tutti i lettori. Che siate o meno lettori di fumetti, che siate o meno appassionati di "Batman" o del genere supereroistico in generale, che siate o meno esperti della storia dell'uomo-pipistrello questo fumetto lo consiglierei a prescindere - anche perché, almeno secondo me, si presta particolarmente bene ai neofiti. Certo, ciò a patto che ci sia dell'attrattiva perché niente deve essere letto controvoglia o, peggio ancora, per fare contenti gli altri. 

Ci ritroviamo dinnanzi a un fumetto dai colori a tratti psichedelici messi al servizio di una storia a tinte psicotiche che si focalizza sul personaggio del Joker. Naturalmente non manca Batman.

A l'uomo dal riso perenne viene donato un passato, un'origine, si fa luce nell'oscurità misterica che da sempre lo avvolge. E come spesso accade quando si vuole andare a fondo sondando le origini di un essere apparentemente fuori dal comune, la rivelazione non fa altro che smascherare un uomo comune privo di qual si voglia straordinarietà e non diverso da noi e non meno umano di noi, portandoci a una scoperta sconvolgente che rimescola in un certo senso le nostre carte. Tuttavia, se alle volte lo scoperchiare il vaso che custodisce l'ignoto rischia di portare collateralmente all'effetto di spazzare via ogni suggestione, in questo caso la rivelazione aumenta invero il sinistro fascino di tale icona fumettistica riconsegnandocela sotto una nuova luce e in qualche modo tragica. 

Ebbene, al termine della lettura lo sconcerto giunge dalla presa di coscienza che, alla fin fine, Joker sono io, sei tu... siamo tutti noi. 

Joker è la risposta irrazionale a un tragico evento, a una pessima giornata che la vita casualmente ci "regala". Joker è colui che non vuole ricordare, ma affogare il passato nell'oblio cercando una lucidità e un senso nella follia, unico fascio di luce perversa nell'oscuritàMoore ci esplicita, attraverso un viaggio inquietante della psiche, il perché il clown è davvero la nemesi perfetta dell'uomo pipistrello presentandocelo come la seconda faccia di una stessa medaglia, un riflesso sogghignante in uno specchio diabolico. E lo fa con una sottile profondità sfruttando peraltro una regia di stampo cinematografico e di ottima fattura, palesandoci quanto i due eterni antagonisti siano in realtà legati da un filo srotolatosi da un medesimo arcaico gomitolo: una giornata finita male. 

No, Joker non è solo un personaggio fittizio confinato comodamente all'interno di una sequenza di vignette colorate, ma è in mezzo a noi e ci sorride dalle pieghe oscure della nostra vita.

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