Tra
il 1992 e il 1993 Umberto Eco
tenne all'Università di Havard,
Cambridge, le famose “Charles
Eliot Norton Poetry Lectures”, un ciclo di sei conferenze che fin dal 1926 si svolgono nel corso
di un anno accademico e nelle quali viene esaminata la comunicazione
poetica.
Il primo scrittore italiano
ad essere invitato alle “Norton Lectures”, nonché amico di
Umberto Eco, fu il compianto Italo
Calvino: sfortunatamente, egli
non partecipò mai a quelle conferenze a causa della prematura
scomparsa avvenuta nel 1985. Mentre
Italo Calvino come tema principale da trattare scelse alcuni valori
letterari da conservare per l'allora prossimo millennio, Umberto Eco dedicò il ciclo di
conferenze a lui consegnato
“alla situazione del lettore nei testi narrati”. Questo libro
raccoglie dunque le sei conferenze che Umberto Eco tenne agli
inizi degli anni '90, un dattiloscritto di quell'irresistibile
evento.
Umberto
Eco utilizza il “bosco” come metafora di un testo narrativo: un accostamento ben riuscito secondo me, anche brillante se
vogliamo. Infatti, quando leggiamo un testo narrativo di qualsiasi genere, ognuno di noi vi "entra" proprio come farebbe con un bosco, ovvero con quella comprensibile curiosità dell'esplorazione. Una volta al suo interno, ci ritroviamo dinnanzi a un bivio: ammirarne le bellezze naturali che ha da offrirci, soffermandoci su ogni
minimo dettaglio, o cercare il sentiero più rapido per uscirne il prima possibile a meno
che, rapiti e stregati dalla sua bellezza, non desideriamo smarrirci tra i suoi alti fusti e le verdi chiome per non uscirne mai più.
Umberto
Eco ha tracciato un “sentiero” puntellato da numerosi
esempi di grandi opere letterarie del passato per far meglio comprendere a noi
lettori le sue argomentazioni e il Ruolo del lettore; un ruolo tutt'altro che passivo e, anzi, di fondamentale importanza ai fini della comunicazione letteraria. Grazie a questi esempi, indirettamente e forse anche
volutamente, egli ci offre degli utili input a cui siamo liberi di
rispondere o meno leggendo quei testi chiamati in causa.
In
questo interessante saggio di letteratura non solo percepiamo una parte della vasta e
invidiabile conoscenza che era propria di Umberto Eco - uomo molto erudito che possedeva una cultura praticamente enciclopedica -, ma comprendiamo la
grandezza dei testi narrativi i quali si presentano come mondi
immensi e suggestivi che possiamo esplorare fin nelle loro fondamenta se lo vogliamo. A
mio parere, Eco ci mostra le possibilità (infinite?) e le situazioni molteplici che il lettore si trova ad affrontare durante la
lettura e il ruolo a cui è chiamato dall'Autore per completare il
mondo da lui creato. Inoltre, per parafrasare la
Bompiani, “Eco
ci mostra quanto il romanzo – non a caso definito “il fratello
carnale della Storia” – si intrecci con la vita e la vita con il
romanzo”.
E'
un testo consigliato a chi desidera comprendere i meccanismi narrativi e il ruolo del lettore, ma sopratutto a
chi vuol capire la grande importanza che i romanzi e i racconti rivestono nella nostra esistenza, il rapporto sorprendente tra finzione e
realtà. Naturalmente, la lettura rivelerà anche come la finzione narrativa esercita tutto questo fascino su di noi e come la memoria personale si incontra con
quella collettiva, completandosi a vicenda.
Personalmente,
sono attratto da questo genere di libri, dai saggi letterari e dal
mondo della narratologia, quindi ho deciso di leggere questo libro
(il primo) per saziare tale bisogno “intellettuale”. Benché
abbia ritrovato delle cose che avevo già letto su un libro di testo
scolastico tempo addietro, ho trovato anche elementi nuovi, altri invece presentati in altro modo e una visione quasi filosofica dei testi narrativi. Se attratti dall'argomento e mossi da fame di conoscenza, sono
certo che lo si troverà un libro stimolante, gustoso, utile e... illuminante.
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